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- E dove va ella?
- Alla festa da ballo in casa Torre Vivaldi; - rispose Cecchina.
Lorenzo stette un tratto sovra pensiero; poi, scuotendo il capo, come se volesse discacciare una immagine molesta, soggiunse:
- Sta bene; l’aspetterò. -
Ciò detto, andò a sedersi sul canapè, pigliando sbadatamente in mano un giornale parigino ch’era posato sulla tavola.
Cecchina, ritta in mezzo al salotto, non sapeva che dire per farlo andare via, e non le dava l’animo di congedarlo con quelle asciutte parole che le aveva detto la signora.
- Signor Salvani! - si provò finalmente a dire la buona ragazza.
- Orbene? - disse egli. - Andate pure dalla vostra signora che avrà bisogno di voi. Io rimango ad aspettarla.
- Oh, l’andrà per le lunghe! - soggiunse la cameriera.
- Non importa; ditele che faccia pure il comodo suo. ho tempo da aspettarla finchè non abbia finito.
- Ma.... - ripigliò Cecchina, che non sapeva più cosa dire. - Ella ha da sapere che la signora, appena vestita, dovrà uscire in compagnia del conte Alerami.
- Ah! il conte Alerami! - esclamò Lorenzo, deponendo giornale e balzando in piedi. - Cecchina, io debbo parlare a Matilde.
- Oh, non vada in collera, signor Salvani! - disse Cecchina, indietreggiando dinanzi al giovine, che le si era avvicinato impetuoso. - La signora non può dispensarsi dall’andare a questa festa, e mi ha raccomandato di avvertirla che domani rimarrà in casa ad aspettarla. Veda che testa! avevo già dimenticato di dirlo. -
Cecchina nel suo turbamento aveva dimenticato le parole della contessa; ma, come i lettori vedono, correggeva la dimenticanza dei primi momenti, ripetendole con quella buona grazia che la contessa non avea posto a proferirle.
- Domani! - esclamò con accento di amarezza Lorenzo. - C’è qualcuno di là. La signora è già vestita per uscire, e il conte Alerami è già venuto. Ecco perchè mi dite di andarmene.
- Oh, signor Salvani! Le giuro che la s’inganna.
- Orbene, andrò io stesso a sincerarmene.
- No, no, si cheti! - si affrettò a dire la cameriera.