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aveva la fortuna invidiabile di essere stata invitata, resistere a quella gran tentazione? Tutti, e prime le nostre lettrici, grideranno di no.

Infatti, come si è già veduto, ella si disponeva ad andare, ed era impaziente di giungervi. Quanto mutata, in breve spazio di tempo! Quanto mutata da quella Matilde che sentiva profondo il tedio della vita di conversazione, dei teatri, delle feste, e loro annessi e connessi! O dove era andato quel santo orrore delle vanità mondane, quell’amore della solitudine, e quel divoto rifarsi alla solitudine dell’amore? Era svanito, andato in dileguo, come la nuvola di fumo, sua sorella germana.

Povero Lorenzo! dirà taluno. Ma anche a questo vanno fatte le debite restrizioni. Anch’egli non ci aveva il suo tanto di colpa? Non era egli l’artefice del suo disinganno? Lorenzo Salvani, con tutto il suo ingegno, con tutta la sua gravità e l’esperienza delle sventure, era ancora un fanciullo. Non volle, e non seppe fermarsi un tratto a considerare l’argomento della sua passione; epperciò non gli venne in mente che certe donne, sebbene mostrino di desiderarli, a lungo andare non patiscono gli amori profondi, gelosi, prepotenti delle anime forti.

E poi, è legge dell’amore, che esso vada sempre dal basso all’alto. Ed anco se vedete un uomo ed una donna ricambiarsi in giusta misura, dite pure che quella legge è osservata a puntino; perchè la donna per un verso, l’uomo per l’altro, si riconoscono scambievolmente tali perfezioni, da far sì che uno dei due creda sempre essere da meno dell’altro. Ora Lorenzo, il quale era sembrato molto alto da principio alla contessa Matilde, non le sembrava più tale. Fu un ragguardevole uomo allorquando ebbe dato una botta nel fianco ad Aloise di Montalto; ma poi non seppe cavar profitto dalle sue gesta, acciuffar l’occasione e pigliarsi un buon posto innanzi alla gente.

Matilde non istette molto ad accorgersi di avere ai fianchi un semplice innamorato; e d’innamorati una donna bella ne trova ad ogni uscio, se pure ella non li trova tutti affollati al suo. Era ricco d’ingegno, e avrebbe potuto salire a grande rinomanza; ma la contessa non era donna da indovinare il futuro, o, quando anche l’avesse indovinato, da legarsi ad un uomo per quella celebrità e per quella potenza che era di là da venire.

Pensava in cambio che Lorenzo era un ignoto. Andasse dalla Clelia, dalla Fanny, dalla Caterina (le dame d’alto