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e schietti amici, in quella classe dove abbondano gli onest’uomini, i cuori larghi tanto, sebbene il nome di mercatanti, di gente da traffichi, sia quasi tolto in mala parte dagli ignari delle costumanze del mondo.

Ad uno di questi amici pensò l’Assereto di chiedere a prestanza il denaro che poteva occorrere a Lorenzo, e frattanto lo confortò a star di buon animo, che la mattina vegnente egli avrebbe accomodato ogni cosa.

E tenne la promessa. Aveva avute nella sera trecento lire, e quando Lorenzo tornò a’ Banchi nella mattina, il buon Assereto si procacciò la consolazione di far da banchiere all’amico.

Le cose narrate spiegano il perchè Maria apparisse tanto gaia a Michele, quando egli scese dalla sua cameretta. Lorenzo, prima di uscire di casa per andare a prendere il danaro, aveva narrato alla sorella del cortese aiuto proffertogli dall’Assereto; e la buona Maria s’era dimenticata di tutti i suoi dolori, per partecipare alla contentezza del giovine. Essa non gli aveva detto nulla dell’insolenza del Ceretti e de’ suoi ardimenti ingiuriosi. Però il Salvani, appena fu tornato dalla piazza de’ Banchi, salì tranquillamente al primo piano, in casa Ceretti.

Il biondo Arturo era seduto alla sua scrivania, in mezzo a fasci di carte bollate e non bollate, scritte di locazione, atti di citazione, conti di capomastri e va dicendo. Impallidì, come vide Lorenzo entrar nella camera, e pensò che fosse venuto a chiedergli ragione della scena del giorno innanzi; laonde stette con l’animo sospeso, aspettando che parlasse.

- Signor Ceretti, - disse Lorenzo, - vengo a pagarle la pigione. Ella vorrà tenermi per iscusato, se l’ho fatto aspettare. -

Il biondo Arturo rispose con un cenno del capo che pareva significasse una cortese condiscendenza, e non era altro che effetto del suo turbamento.

- Che egli non sappia nulla? - chiese tra sè, cominciando a ricogliere il fiato.

- Ecco dunque le dugento lire; che a tanto ascende il mio debito, se non m’inganno.

- Sta bene! - rispose il Ceretti, e si fece a contare il denaro, che Lorenzo gli aveva posto dinanzi.

Ma lo contava con le dita, e la sua mente non vigilava il conto. Egli infatti temeva che, saldato il debito, Lorenzo Salvani uscisse fuori con qualche sfuriata, e a questo pensiero i polsi gli davano le battute doppie.