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- Avete ragione; non ci pensavo più. Ma vedete, il vostro guaio mi fa perdere il capo. Ieri, figuratevi, ho giuocato.... Maledetto vizio! Ma vi assicuro che è stata l’ultima volta, e non mi ci colgono più. Intanto mi sono squattrinato, e salvo quel poco danaro delle male spese, non ho più nulla, più nulla. -

S’immagini il lettore come rimanesse Michele a quel racconto del Bello. Gli cascarono le braccia, e non ebbe più la forza di accostarsi alle labbra una infilzata di fette di tartufi che aveva con tanta cura accomodate sui rebbi della forchetta.

- Ma non vi perdete d’animo! - si affrettò a soggiungere il Bello, avvedendosi del cattivo senso che le sue parole avevano fatto sul compagno; - tranne alla morte, c’è rimedio a tutto. Ho ancora degli amici, e domattina vedremo di accomodarvi. -

Michele respirò, e respirò lungamente. Questo gli era tanto più necessario, in quanto che egli aveva tenuto il fiato fin da quel punto che il Bello gli aveva data la brutta notizia.

- Anzitutto, - proseguì quest’ultimo, - di che somma si tratta?

- Ve l’ho detto: di dugento lire.

- Di Genova?

- No: di Piemonte.

- Tra poco, - soggiunse il Bello, a mo’ di parentesi, - diremo lire italiane, se ci vien fatto il colpo.

- Sicuramente! - rispose Michele, non molto confortato da quella considerazione. - Ma di Piemonte o d’Italia, quando le si hanno a snocciolare, son come zuppa e pan molle.

- Le caveremo fuori, non dubitate. Io intanto vi ringrazio di aver fatto capo a me. Siete un buon amico; qua la mano! -

Michele fu sollecito a stringere la mano del Bello, di quell’ottimo giovanotto a cui egli chiedeva danaro a prestanza e che lo ringraziava per giunta.

- Ma come farete voi? - gli disse egli, dopo la stretta di mano.

- Non ve ne date pensiero. Andrò da un amico, il quale non vorrà negarmi il servizio. I denari degli amici sono nostri. Che cosa sarebbe l’amicizia, se non fosse così? Beviamo intanto, e vada in malora la malinconia. A proposito, questo padrone di casa, come si chiama?

- È un certo Ceretti, Ceretti figlio, per dirvi tutto, ma