Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.1, Milano, Treves, 1906.djvu/170

avesse gli avventori più sboccati di tutti i dintorni, epperò la ci avesse dovuto riuscir manco tenera delle altre, era la Piccina, padrona dell’osteria degli Amici. Perchè si chiamasse la Piccina non sappiamo; certo quel nome non le era venuto dalla persona, che due uomini avrebbero durato fatica ad abbracciare, se pure si può argomentar che ci fossero due uomini al quali potesse venir quell’estro bizzarro.

Regnava la Piccina su d’una stanzaccia, due bugigattoli e una cucina, che erano al piano della strada, ma non aggiustati al medesimo piano tra loro. Dov’era la sala più grande, anticamente doveva essere stato il vestibolo di una casa, e la colonna maestra del primo giro di scale traspariva ancora dallo spessore di una parete, che si ragguagliava alle altre circostanti. La camera più vicina, cavata com’era da un sottoscala, non aveva finestre, e pigliava aria dall’uscio della sala maggiore e da quello della cucina. Immagini il lettore che aria!

In questa cameretta, dove capiva a mala pena una tavola, sulle undici di sera, veniva a dar fondo una coppia di amici. Uno dei due era il nostro bravo Michele; l’altro, indovinate mo’! era il Garasso, il marito della signora Momina, dottoressa in cartomanzia, vestito con quella attillatura popolesca che arieggia il vestire della gente signorile, senza farsi lecito nè il cappello a staio, nè il soprabito di taglio più lungo, nè i panni di colore più fosco.

La grossa padrona fece da lontano un grazioso cenno del capo al Garasso; ed anche il tavoleggiante lo salutò, come si usa con le buone pratiche.

- Che cosa comanda! - chiese il giovinotto. - Ho da apparecchiare per due?

- Sicuramente, per due. Anzitutto del buon vino, e bada che non abbia ricevuto ancora il battesimo!

- La non dubiti; - rispose l’altro, mentre col lembo del suo tovagliuolo ripuliva il desco di tutte le briciole di pane e d’altri minuti rilievi che testimoniavano l’uso recente della tovaglia. - Ce ne abbiamo del Monferrato, venuto ieri, che risusciterebbe i morti.

- Pur che non sia da avvelenare i vivi, portalo subito! - soggiunse Michele, andandosi ad impancare nell’angolo, con le spalle al muro.

- E che cosa vogliono mangiare? - chiese il tavoleggiante.

- Il meglio della mostra, - rispose il Bello, - se pure c’è qualche cosa che non sia dell’altra settimana.