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Il padre Bonaventura faceva quel discorso edificante, in quella che proseguiva a sarchiellare i suoi orticini e a mettervi le sementi di lattuga. Era un uomo assennato, il padre Bonaventura, e soleva dire che chi ha tempo non aspetti tempo.

Il dottor Collini era rimasto muto, e tutto vergognoso in cuor suo per la soverchiante saviezza del maestro, il quale sapeva tante cose e cavava profitto da tutte.

- Eccovi dunque, mio buon figliuolo, - proseguì il gesuita, - in che modo io tenga stretto il Garasso, e perchè io abbia a così buon mercato i segreti che voi pagate così cari. Ma non ve ne date pensiero più del bisogno; tutti i giorni se ne impara una, ed io sono molto più innanzi di voi nella vita. Soltanto io vi raccomanderò di studiare, di non perdere una parola di tutto quello che udrete narrare da altri, sebbene a prima giunta non v’abbia a parere di molto rilievo. Non v’è nulla d’inutile a questo mondo, e presto o tardi ogni cosa viene in taglio. Sapete la storia del ferro di cavallo?

- Io no; che storia è questa?

- È una storia dell’Evangelio: di uno degli Evangelii apocrifi, intendiamoci bene; che non vorrei esser preso da voi per uno spacciatore di frottole ed un cattivo cristiano. Ve la racconterò, perchè mi pare che calzi mirabilmente al caso vostro.

- Raccontatela, padre mio, se è vero che io debba cavarne profitto.

- Una volta.... Come vedete, la storia incomincia al modo di tutte le altre. Una volta, nostro Signore (e così dicendo il gesuita si cavò umilmente la berretta di velluto) andava a diporto per un paesello, che non so bene se fosse Emaus, o Cafarnao, e gli veniva ai panni l’apostolo Pietro. Andando innanzi, quest’ultimo incespicò in un piccolo arnese di ferro che stava per terra, e chinati gli occhi a guardare, e veduto che era un ferro di cavallo, gli diede un calcio per buttarlo sprezzatamente da un lato della strada. Nostro Signore, che vedeva tutto, si volse e andò a raccogliere quel pezzo di ferro. Pietro, il quale a que’ tempi non era ancora il principe degli Apostoli e quel valentuomo che divenne poi, crollò le spalle, come se quella del maestro fosse stata una fanciullaggine. Ma il maestro non disse nulla, e come furono giunti dinanzi alla bottega di un maniscalco, vendette quel ferro di cavallo per due soldi, che gli servirono poco stante per comperare una manata di ciliegie.

- È una graziosa storia! - esclamò il Collini, ridendo.