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di querci e di fràssini, tra ciuffi d’eriche, di felci, di rovi, tra rumori continui di acque zampillanti, sussurranti, gorgoglianti d’ogni parte. La natura è qui d’una bellezza orrida, che piace assai, come tutti i contrasti. Il fiume, più ristretto d’alveo, si fa anche più capriccioso. Spesso il suo letto è quasi interamente attraversato da grossi petroni, impedito da balze e scogliere, ingombrato da massi tondeggianti come palle di bombarde spettacolose, non mai più viste, non mai più fabbricate. La signorina Wilson vuol sapere perchè quei massi rotondi, rugosi, di color rossastro si trovino là. Pietre cadute dai monti, risponde il commendator Matteini. Passi pei petroni, pei lastroni, per le falde e i macigni di calcare, che si vedono qua e là lungo il cammino, ancor male arrotondati dalle acque e dagli attriti del viaggio; ma quei massi tondeggianti appariscono più compatti e più antichi; son di granito, o di quarzo; centinaia di secoli li han visti così, e non sempre a quel posto. Io qui metto fuori la teorica dei massi erratici, lavorati e traspor-