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18 settembre 18...
Corsenna è deserta, dicono. Ma che deserta! è libera! Io sono stato oggi un po’ triste, accompagnando Filippo alla stazione. Poveraccio!
egli meritava questo tacito omaggio del cuore alle sue nobilissime doti ed ai suoi utilissimi servigi. Ma io, ritornando al Giardinetto, mi sentivo più padrone di me, che non fossi stato mai. Avevo due ore libere, prima di desinare, e le ho subito messe a profitto correndo al fiume, al pancone, al viale dei pioppi, alla gran prateria, alle carpinelle, e al mio sacro rivolo dell’Acqua Ascosa. Non per ritrovarci Galatea, che non era quello il momento, se pure avesse l’usanza di andarci ancora, ma per pensare a lei liberamente. Sia pure Don Giovanni il consigliere; ma sia un Don Giovanni che abbia affogata la sua malizia in un mar di latte. Così dicevo a me stesso, arrivando al mio dolce rifugio.
Quanto è bello, fresco, ridente, quest’angolo di mondo ignorato! e quanto sarebbe