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mio cattivo umore aveva resa fin troppo penosa per lei. Quest’oggi, poi, nè essa nè la sua mamma gentile fecero allusioni alla mia testa rotta; neanche mi vennero sul tema della contessa Quarneri e della sua fuga da Corsenna. Sì, tutto bene; ma io ero andato colla speranza di rimanere un paio d’ore; e dopo mezz’ora, per la freddezza cerimoniosa del ricevimento, vidi la necessità di prender congedo. Per fortuna, quando mi alzai, la mamma gentile mi disse:
— Ci rivedremo, signor Morelli? Qui, se non Le spiace; perchè in piazza oramai si va poco. La società è quasi sciolta.
— Ho bene inteso; — risposi, dopo essermi inchinato profondamente alla cortesia dell’invito. — C’è un astro nuovo, sull’orizzonte di Corsenna, e dicono che ci abbia già rubato il nostro commendator Matteini.
— Oh, quello.... — entrò a dire la signorina Kathleen, ridendo per la prima volta del suo bel riso protervo di Galatea; — quello, poi, ci sentiremmo di riafferrarlo alla prima occasione. Ma ce ne manca il desi-