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che non posso muover le gambe, tanto le ho peste?

— Oh, gliel’ho detto, non dubiti, ed ha dovuto convenire di aver torto. Son colpi alla testa, ha osservato lui molto giudiziosamente, colpi alla testa, ma che non hanno trovato il bersaglio, e son calati giù a battere dove hanno potuto. Ma che pazzie, signori miei belli, che pazzie!

— Ha ragione, dottore; ma almeno ci siamo sfogati. S’era fatta una scommessa; ci eravamo dette delle male parole; capirà....

— Capisco, sì, capisco che hanno la gioventù nel sangue; ed anche, aiutando il caldo della stagione, sono montati in furore. Ma non lo facciano più; è insalubre. —

Ci son voluti dieci giorni a rimettermi in gambe, quanto bastava per scender da letto. Filippo è venuto al settimo giorno in camera mia. Evidentemente io ho avuta la peggio, se egli ha potuto alzarsi tre giorni prima di me. Ma io, con una lacerazione al cuoio capelluto, non ho segni in faccia; egli porta uno sfregio alla guancia destra, fra l’orecchio