Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/321


— 313 —

— Ah, vedi?

— E se potessi, — ripigliò Filippo, — ti direi ancora: non voglio; tanto m’offende il modo di domandarmi un sacrifizio.

— Ti offende! — esclamai. — Ti offende, e stai qui a disputare? Ma io da nemico ti dirò: voglio il tuo sangue, e non patisco rivali.

— Il che significa, — diss’egli, — che non hai sicurezza dell’amore di lei.

— Non l’ho, e tu me ne darai soddisfazione. —

Filippo si alzò da sedere. Rideva, gli lampeggiavano gli occhi, ed io mi avvidi d’aver commesso un errore.

— Ah! — gridò egli. — E proprio dopo questa tua confessione dovrei far le valigie? Sarei un bel cavaliere, se mi appigliassi al partito della viltà; e per i tuoi belli occhi, ancora! Va là, Rinaldo, va là! Tu hai ancora da studiare un pochino il cuore umano, prima di rimetterti al tuo Don Giovanni. Per intanto, ti consiglierei di far colazione, e di meditare un po’ meglio su questa faccenda, che non