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Ecco intanto la letteraccia. Non ne avevo tenuto copia, scrivendo confusamente tutto quello che mi veniva alla mente, e dalla mente alla penna. Ma è qui l’originale, che Filippo Ferri non ha voluto conservare, e che mi ha restituito in malo modo, mostrando per giunta di non essere un appassionato raccoglitore d’autografi:


Amico, nemico, qual più mi vorrai,

“Non ti maravigliare di questo cominciamento, nè di quello che verrà dopo. È del savio non maravigliarsi di nulla. Batti ma ascolta, disse Temistocle ad Euribiade, se crediamo a Plutarco; leggi e poi fa quel che ti pare, dirò io a te. Mi hai messo l’inferno nell’anima: non ne posso più; ho bisogno di sfogarmi, e mi sfogo. Tu sei venuto per mia disgrazia in Corsenna: sotto veste d’amico eri un traditore, e non saprei che altro dirti di peggio. Così si viene a turbar la pace della gente? a profanar l’amicizia?

“Intendi già che io voglio parlare delle tue