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alla mia domanda, come se gliela facesse un fratello maggiore. Ama Ella forse il signor Ferri? —

La signorina Wilson fece un gesto di noia suprema, quasi volesse dire: si va di male in peggio, con costui. Ma il gesto non mutava la condizione delle cose. Ella stette un po’ dura, sopra di sè, muovendo convulsamente le labbra. Voleva dire di sì? voleva dire di no? Certo, riuscì a non dire nè una cosa nè l’altra, poichè mi guizzò via con questa bottata:

— Come Lei la contessa Adriana. Le son serva. —

E faceva da capo per andarsene; ond’io fui costretto a trattenerla.

— Ma non è vero.... — gridai, singhiozzando, — non è vero ciò ch’Ella dice. Le giuro....

— Eh, faccia un piacere a me, per compenso dell’essere stata a sentirla; — rispose ella, mozzandomi le parole in bocca; — non giuri, e non dica bugie. Che cosa ne importa a me, dopo tutto? S’è scherzato un poco, e male. Non tutti gli scherzi son belli; e il suo