Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 283 — |
di alzarmi. Filippo è venuto in camera mia, ed approva la mia risoluzione di stare in riposo.
— È la grande stanchezza di ieri; — dice egli. — Avrai anche la testa pesante; vedo che hai gli occhi un po’ rossi. Ti consiglierei di metterti in corpo un’oncia e mezzo di magnesia effervescente. È la mia cura, quando non mi sento bene. Vedrai che ti passa ogni cosa. —
Non mi passerà niente, colla tua magnesia. Ritira piuttosto, rimangiati quel che mi hai detto iersera, assassino; e vedrai che salti faccio sul letto! Ma è stata un’infamia! Innamorarsi della signorina Wilson! di Kathleen! di Galatea! Per tutti i settemila!... Di tutte le disgrazie che mi potevano capitare, questa è la più grossa; è andato proprio a cercarla nel mazzo.
E quanta cavalleria, per domandarmi, per voler sapere ad ogni costo, se fossi invaghito della contessa! Era perfino diventato noioso, col suo non volersi persuadere. Ora capisco il suo giuoco; mi ci voleva inchiodare, al