Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu/273


— 265 —

tacchi e di contrattacchi, d’intrecci e di sparizioni, che diverte un mondo, come al giuoco del pallone una lunga sequela di colpi senza lasciar ruzzolare il pallone per terra. Quella prima messa in guardia è senza bottonate; la folla degli spettatori va tutta in visibilio. “Come fanno a non toccarsi mai?„ gridano di qua e di là; “come fanno?„ E si applaude furiosamente al prodigio.

Ma eccoci da capo impegnati. Filippo è un gran cavaliere; mi lascia l’onore della prima bottonata, e ne accusa ricevuta colla solita cortesia. Ma non vuol neanche parer troppo generoso, e finge di essere in collera con sè medesimo; ripiglia, attacca vigoroso, mi obbliga a fare un salto indietro; m’invita fieramente col piede, e appena son ritornato in misura, mi sferra in pieno petto la sua botta diritta. È allora un furore d’applausi. Evidentemente io sono simpatico ai Corsennati; ma la passione del maggior numero è in questo momento per lui. Non me ne dolgo; mi basta di aver sostenuto quel primo assalto così lungo, tenendogli testa senza esser colpito,