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taccasse; e in quella vece tirò via, forse un po’ troppo veloce, ma tanto più sicura del fatto suo, quanto più correva verso la fine. Trascurò, si capisce, molte sfumature, perdè molti effetti; ma non dimenticò il suo tuono predicatorio, la sua cantilena, le sue inflessioni nasali. Niente paura, dopo tutto; si era in Corsenna, e Corsenna applaudì tutta come un uomo solo. Credo che sia volata anche qualche spalliera di seggiola. I miei Corsennati, questa volta si tramutarono in forsennati.
— Che talento! — esclamò la sindachessa, stimando necessario di dar lei l’intonazione ai giudizi dei suoi amministrati, o di suo marito, che poi è tutt’uno. — Per il possesso di scena, par proprio un’attrice.
— Pare la Madonna; — diceva più in là una ragazza modestamente vestita. — Ce ne saran voluti, dei biglietti da cento, per coprirla di merletti a quel modo!
— Che fior di farina! — gridava anche più in là, nella calca, il mugnaio del paese. — Di quella roba lì non se ne trova mica a sacchi.
Che cosa ne dite voi, Giacomino?