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bionde testine, speranze di Corsenna; gran terra, le cui lodi si lascian nella penna; notando solamente, per non parervi senza la virtù così rara della riconoscenza, che non abbiam ricordo d’un angolo di mondo così verde e tranquillo, così caro e giocondo„. Ah sì, giocondo davvero! e caro, poi, caro come i miei martelliani.

Quest’oggi, salito al Roccolo per la penultima prova, gran novità; ci ho trovata la signorina Wilson. Ha aperte le labbra e socchiusi gli occhi ad un risolino malizioso; poi mi è diventata di sasso. Pure, vedendo lei, avevo detto subito alla padrona di casa:

— Ah, bene; sono felice che sia qui la signorina Kathleen. —

Ella non ignora che preferisco il nome di Kathleen a quello di Kitty. Ma neanche questo è bastato a rabbonirla.

— Perchè? — mi domandava frattanto la contessa Adriana.

— Perchè recitando il prologo avrete oggi per la prima volta l’idea di trovarvi davanti al gentile uditorio. Finora non avete avuto