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mus„ come il suo “Laboremus„ a Settimio Severo.
“Qui freno al corso,„ come dice David nella prima scena del Saul; qui siedo e me ne sto un paio d’ore al rezzo, contemplando i moscerini che volano nell’aria cupa, non trattenendo i pensieri che passano liberamente per l’anima, senza lasciarci una traccia. È in questo recesso ombroso una quiete, una calma tiepida, attraversata a quando a quando da soavissimi aliti di frescura, onde hai tutte le sensazioni del supremo benessere. Non so come sia che un miliardo e mezzo di creature, tra ragionanti, e sragionanti, sparse sulla faccia della terra, non l’abbiano ancora sentito. Capisco che per molti è questione di vivere, e i bisogni urgenti non danno agio a pensare: capisco ancora che la felicità suprema dell’estasi inerte richiede un alto grado di perfezione intellettuale. Ma tutti quelli che l’hanno raggiunto, quel grado, perchè si vengono moltiplicando senza ragione i bisogni? perchè vanno attorno cercando i malanni col lumicino? perchè ficcano la mano nel vaso