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un sapore aspretto non esclude bontà di frutto, nè di bevanda; e c’è l’amaro delle cento erbe, che fa bene allo stomaco. Ci siamo accordati così, voltando la cosa in burletta e passando. Ma io m’avvedo di esser capitato a tempo; perchè la contessa non riescirà mica a trattenerli sempre, i suoi cani, specie se tu sarai sempre aggressivo come ieri.

— Me ne compiaccio, e farò peggio ancora.

— Non dico di no. Ma bisognerà agguerrirsi, prepararsi di tutte armi all’impresa. Hai sempre sicuro il tuo colpo a venticinque passi?

— Lo credo.

— Mettiti in esercizio, Rinaldo. Ed anche d’armi bianche, per non far torto a nessuna. —

Oggi stesso ho fatto piantare in fondo al giardino un’asse di quercia, sulla quale Filippo ha disegnato a grossi contorni di carbone un uomo di giusta statura, veduto in tre quarti. Nel torace del nostro uomo abbiamo segnato tre cerchi concentrici, ed uno, tanto per variare il bersaglio, nel mezzo della