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a bruzzico per lavorare, quando non ce n’è bisogno, che idea! Peggio ancora, quando nessuno ce lo comanda, quando nessuno aspetta i frutti del nostro lavoro. I posteri, mi dirai. Ma io ti dirò che cosa faranno i posteri del tuo poema. Parlo dei posteri di buon gusto, s’intende, e ricchi abbastanza per farti onore. Ti faranno rilegare in pelle, con bei fregi d’oro; ed intonso, mi capisci? intonso. Un libro intonso ha più pregio d’un libro colle carte smarginate. Anche i pizzicagnoli, sai, li preferiscono intatti.

Ah, mio caro Rinaldo, dai retta, vivi e gusta tutto il prezzo inestimabile della vita. Le tue vigilie, le tue clausure, non profittando a nessuno, tolgono molta parte di gioia anche a te. La gloria, risponderai. Ma che cos’è la gloria? Ne ho domandato ad un uomo di grande ingegno, e mi ha detto sorridendo: la gloria è il diritto, acquistato un po’ caramente, di sentirsi legger la vita tutti i giorni che fa Dio, cucinare a tutte le salse, negare la fantasia, l’arte, l’intelligenza, il criterio, il senso comune, oggi a benefizio d’uno, domani a benefizio