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e questa volta fa proprio uno sforzo immane di volontà. Fa lui tutte le carte; parla di cento cose, suscitando il desiderio di domandargliene mille. Ha viaggiato; conosce due terzi d’Europa, l’Asia Minore e l’Egitto; è stato a Massaua, all’Asmara, a Keren; insegna di passaggio, senza averne l’aria, a dir Dogàli e non Dògali; racconta aneddoti arabi, copti, abissini; mette in ballo le povere donne di tutti i paesi che ha visitati; alterna storie allegre e patetiche, fa ridere e fremere, come gli piace, sopra tutto dilettando le signore, che son tutte felici di averlo conosciuto. Nell’entusiasmo che il nuovo villeggiante ha destato, sorge, cresce, giganteggia e trionfa un’idea; quella di star tutti insieme il giorno seguente, facendo una scampagnata a Dusiana. Ah, finalmente, a Dusiana! quella gita che i tre satelliti non erano riusciti a fare con la contessa Quarneri, e che lei, proprio lei, propone ora di fare, per atto di onoranza festosa al nuovo venuto.
Siamo ritornati al Giardinetto assai tardi. Ma la conversazione era stata così viva, che