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altro, al commendator Matteini, per esempio, prendendo ipoteca anche su lui.
Vedo queste cose, e ci sto; senza far molto, solo per dar noia a quei tre, ma ci sto. Non mi prendo l’incarico di accompagnarla a casa, come fanno loro; ma dove mi trovo con lei, cerco d’invadere, aiutandomi lei con una grazia che dev’essere crudele per chi ne soffre. Soffrono essi poi tanto? Animali da esperienze, son forse meno sensibili al dolore. Non si adattano già a portar la croce in tre? Comunque sia, devo essere un bruscolo nell’occhio per tutti e tre; me ne persuado al muso che fanno.
Non intendo Galatea, che è sempre e più che mai pane e cacio colla contessa. Quando è presente Adriana, la signorina Wilson non rifugge neanche dal ritrovarsi con me; pare anzi che ci prenda gusto a farmi parlare, rimanendo in nostra compagnia. Quando non c’è Adriana, non mi sfugge, ma non mi cerca neanche, e se è lontana ci resta volentieri, amando meglio di prendere ipoteca sul commendator Matteini. A vederlo, allora, il