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mi sbuca di là, Buci, l’eterno Buci, il mio satellite, che ride e mi fa impallidire e tremare.
Quella mattina non avevo badato a lui, che non era in casa, ed io non mi ero dato il pensiero di cercarlo. Buci aveva saltata la siepe dell’orto, secondo l’uso suo e dei suoi pari. Benedetti cani! Prima era sempre con me, e per venire con me, per essermi alle calcagna dovunque andassi, risicava le busse del suo padrone ogni sera: adesso che sta con me, va sempre con gli altri, e quando è con gli altri, non ha pace finchè non li guida sulle mie tracce. Da tanti giorni non venivo al rifugio dell’Acqua Ascosa; ed ecco, proprio la prima volta che ci torno, Buci mi viene a scovare, e sicuramente porta qualcheduno con sè.
Tutte queste cose pensai, o piuttosto vidi in un attimo; e il pensarle e il vederle mi alterarono in faccia.
— Che c’è! — disse lei.
— Nulla; vi prego, alzatevi e venite via.
— Perchè?
— Ve lo dirò poi; venite via.