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sistenza; certo, ne ignoreresti la presenza in Corsenna.
Del resto, sappi che la signorina non è il mio genere. Sono un uomo tranquillo, io, amico della pace, e quella è un argento vivo. Mi pare una giovane Baccante; ed io vorrei Diana, se mai, la tacita dea delle selve. Correre, divertirsi, giuocare, far chiasso, è il suo gusto. Ti par fatta per piacere ad un letterato, sia pure un letterato dilettante, come il tuo divotissimo servo?
Senti questa, dopo tutto, e finisci di persuaderti. L’altra sera, passando per istrada, incontrai tutta la comitiva delle signore e dei cavalieri, che tornavano dal loro eterno lavorar di racchette. Costretto a rimanere qualche minuto con loro, non mi lasciai fuggir l’occasione di dire del lawn-tennis (garbatamente, per altro) tutto ciò che ne penso. E la graziosa Wilsoncina, cinque minuti dopo, trovò il modo di dire, non so più bene a chi, ma in guisa che io potessi sentirla:
— Ho osservato che il lawn-tennis non piace ai grassi, e che la caccia non piace ai miopi. —