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falsi, a sorreggere gli archi acuti e i rosoni, tutti falsi del pari, ond’erano sormontate e ingrandite all’occhio le troppo smilze finestre. Tra queste poi, che erano cinque sulla facciata, si vedevano dipinti, a chiaroscuro, un Colombo, un Galileo, un Torquato Tasso e un Raffaello Sanzio; quattro grand’uomini, quattro sciarrade per i naturali del paese. Da certe finestre finte, sul lato settentrionale dell’edifizio, si affacciavano donne di servizio, condannate al rovaio per tutti i trecentosessantacinque giorni dell’anno; pappagalli muti si beccavano la catenella al piede; scimmie mai più vedute si arrampicavano su per le intelaiature, scemate secondo le regole, sì e no, della prospettiva lineare. Insomma era una meraviglia di casa, solo a vederla di fuori. Dentro, fin allora, non ci aveva posto piede nessuno, perchè il Brasilero ci aveva tuttavia i manifattori; ma quello che ne pro-