Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 22 — |
mane, la più ricca e limpida vena d’acqua che mai; correva un tratto in piano, contenuta tra due sponde di sassi; indi da un ciglione tutto coperto di borraccina, fitto di capelveneri, di felci e d’ogni maniera d’erbe rigogliose e matte, si precipitava gorgogliando, spumosa, fresca, argentina, entro il suo fossatello, a pari della strada maestra. Che altro vi dirò? Era una cascata in miniatura.
Colà era andata un giorno la bella fanciulla, con la sua secchia di rame stagnato. Il cielo era d’un sereno smagliante, il mare cheto, lucido e terso come uno specchio d’acciaio brunito. Le rupi rosseggiavano al sole, chiazzate qua e là da ombre cenerognole e da macchie di verde pallido; la via maestra biancheggiava larga, asciutta e polverosa; tra i vigneti a solatìo svolazzavano le farfalle candide come pezzettini di carta velina raggirati per aria dal