me in uno scintillìo di pagliuole d’oro. E questa gloria di tinte si
diffondeva intorno ad un viso di purissimi contorni, la cui soavità
celestiale aveva risalto dal lume di quelle pupille nere e dalla
vivezza smagliante di due labbra coralline. Il piede, poi (facciamo un
salto, per carità; altrimenti, Dio sa quando si finisce), il piede era
maraviglioso senz’altro; un piede sempre nudo sulla spiaggia, snello,
breve, rialzato sul collo, nitido, roseo, perlato, vero amore dei
flutti, che certamente dovevano lambirlo rispettosi, come se fosse il
piede d’una Ninfa antica. Credete alle Ninfe antiche, voi altri? Io sì,
e mi consolano di tante creazioni moderne. Piedi usati a correre sulla
rena, mani avvezze a trarre la sciabica, ed òmero a cui s’accomodava
tante volte la cinghia d’aiuto, non s’ingrossavano, non si sformavano
in quella quotidiana fatica, resistevano al duro tra-