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ad un tempo! Perchè infatti, non c’era che dire; quindici, venti minuti ancora, trenta al più, e noi dovevamo separarci; la mia felicità, apparsa coll’alba, svaniva come una nebbia leggiera nei primi raggi di sole.
Si svegliò allora nel profondo del mio cuore uno spasimo che mi flagellò il sangue e lo fece scorrer veloce, come vampa di fuoco, alle tempia. Non so se esprimo esattamente ciò che sentii in quel punto; ricordo che n’ebbi un offuscamento al cervello, che una specie di vertigine s’impadronì del mio spirito e che una pazza dimanda mi ruppe dalle labbra, innanzi che l’animo mio avesse potuto meditarne la forma.
— Signora, — le dissi concitato, — chi siete? —
Ella si volse in soprassalto a guardarmi, e certo, vedendo il mio turbamento, ebbe compassione di me.