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discesa di capre, sotto cui sparve senz’altro la criniera della cavalla di Faraone.
— Non mi far spreco di bestie lanute; — gli dissi. — Ci hai ancora i denti da farle. «I tuoi denti sono come una mandra di pecore tutte eguali che salgono fuori del lavatoio». —
E giù pecore, che sporgevano il muso di sotto alla froge della povera bestia.
— Benissimo; — ripigliai. — Ora alle labbra. «Le tue labbra somigliano un filo tinto di scarlatto.» —
Qui l’amico dipinse addirittura un’accia di refe.
— «La tua tempia — (seguitai) — pare un pezzo di melagrana.» —
E addio cervice della puledra, per dar luogo a un reticolato di granelli rossi e vinosi, spartiti in più luoghi da una pellicola gialla, come si vede per l’appunto nelle melagrane spaccate.