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tico de’ Cantici e proviamoci a dipingere, secondo le sue descrizioni, la più bella tra le figliuole di Sion.»

— Sta bene; — risposi io, preso al laccio, e armandomi di coraggio contro il pericolo. — Ecco qua il nono versetto: «Amica mia, io t’assomiglio alle cavalle che sono a’ carri di Faraone.»

— Eccoti la cavalla di Faraone; — mi disse l’amico, dopo aver con pochi tratti di pennello segnata sulla tela una bella giumenta di puro sangue arabo.

— Bada agli occhi! — soggiunsi. — «I tuoi occhi somigliano a quelli de’ colombi.» —

E l’amico a dipingere due occhi tondi, piccini e rossigni, aggiungendovi, per maggior verità, qualche piumolina dattorno.

— «I tuoi capegli sono come una mandra di capre lisce del monte di Galaad.» —

E l’amico a tirar giù la più arrischiata