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affetto fuori la cerchia delle nostre attinenze, ci frutta invidie e sospetti, talvolta anche ignominia, presso i nostri uguali e padroni. Sì, davvero; noi siamo sempre gli schiavi di qualcheduno, e comunque si viva, ci comanda l’ambiente.
— Giustissimo; — incalzai. — Si ricordi, signora, del povero Gulliver, che, addormentatosi un giorno nell’isola di Lilliputti, si svegliò legato così saldamente a terra da innumerevoli fili di seta, che non ebbe più modo di voltarsi sul fianco. Ricordi altresì quei poveri capi di repubbliche antiche, ai quali era vietato di uscire dal palazzo, ove erano circondati di potenza e di gloria. Avevano lavorato con mani e piedi, pur di giungere a quella invidiata grandezza; dimenticato passatempi di gioventù, rinunziato anzi tempo agli amori, sacrificata la libertà a quella eccelsa ambizione dell’uomo di Stato. Eppure,