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e li rivivo spesso colla fantasia, ne assaporo coll’anima i gaudii infiniti; e tuttavia, non saprei dire la nostra felicità come fosse. Il gusto di certi frutti, che tornano così soavi alla bocca e così acerbi allo stomaco, la morbidezza di certi liquori che ardono le fauci e mandano i fumi al cervello, sono immagini lontane, che adombrano a mala pena il concetto. Era la nostra una voluttà disperata, piena di rapimenti e di angosce, mista di dolce e d’amaro, come di baci affogati nelle lagrime. — Morire così! — mi diceva ella. — Non sarebbe un finir bene? —

Così giunse la domenica, il nostro ultimo giorno felice. Quella mattina, ella mostrò il desiderio di andare al paese, che non aveva ancor visitato.

Vestita con una rara semplicità, che escludeva lo sfoggio, non l’eleganza, ella scese, appoggiata al mio braccio, per le vie di Grotta-