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zarette, trasportata, non si sa perchè, a braccia d’angioli, nella notte sopra il 29 maggio 1299, su d’un colle delle Marche, in mezzo a un bosco di lauri, non perdendo altro che il pavimento per via.

Smontati alla stazione di Loreto, una carrozzella ci condusse in breve ora al sommo dell’erta, su cui è murata la città. Vedemmo la basilica e il palazzo pontificio, la cupola ardita del Da Maiano e le stupende logge del Bramante, le sculture del Sansovino e del Montelupo, le pareti rozze e affumicate della Santa Casa, illuminata con misteriosa luce da tante lampade d’oro e d’argento, e la statua di Maria in legno di cedro, attribuita a san Luca, pittore e scultore che lavorava di pratica e che, nel ritrarre le sembianze della vergine nazarena, non le ha fatto grazia di certo.

Visitato il tesoro, ci restava a vedere la