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sapessi il vostro nome vero, quello che portate nel mondo, entrerei nella storia della vostra vita, mi piglierei troppa cura dei fatti vostri.... e non lo posso. Non lo devo; — si affrettò a soggiungere, vedendo rabbruscarmisi il volto.
Quel nome mitologico le era venuto dal paragone che avevo fatto di lei con Diana, la casta dea delle selve, che scendeva certamente sul Làtmo, a consolare le notti del povero condannato di Caria. Il paragone le era piaciuto. Diana, la più rigida tra le belle abitatrici del cielo, poteva pure aver sentiti una volta gli arcani turbamenti d’amore. Laddove tutte le sue sorelle d’Olimpo erano trascorse a cento e rumorose avventure, facendo, come suoi dirsi, d’ogni fiore ghirlanda, essa, l’austera, non aveva ceduto che ad un affetto solo, ma tacito, verace e profondo. E poi, non c’era egli alcun che di solenne e di sacro,