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cuore; ma poi mi diventò pensierosa, come soleva ad ogni discorso, ad ogni motto, che paresse, anco lontanamente, accennare al segreto dell’esser suo.

Quel punto oscuro, ho detto, era una cosa da nulla. Pure, quel nulla vigilava ostinato nel profondo, e tratto tratto mi stimolava lo spirito, come fa dentro di noi una trafittura improvvisa, per ricordarci l’assidua presenza di un male trascurato. Siam fatti così; la malacia dell’ignoto ci rode.

Provai, ne’ confidenti colloqui, a dirle i miei segreti, a narrarle tutto me stesso. E fino a tanto erano le storie dell’anima mia, le stava ad udire con molta attenzione: ma più oltre non voleva conoscere.

— Perchè saprei il vostro nome? — mi diceva, scorrucciandosi a mezzo. — Restiamo tra le nubi. C’è forse una favola più bella di questa? Voi siete Endimione, per me. Se