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mia allegrezza la facesse andar lieta della sua bella trovata. Ella era mia, tutta mia, salvo una cosa da nulla. Ignoravo e dovevo ignorare l’esser suo, com’ella ignorava il mio; questo era l’unico punto oscuro tra noi. Ma potevo io lagnarmene? Non dovevo io vedere in quelle lettere, da me recate alla posta di Bologna, un pietoso artifizio, e tutto per utile mio? Ella, sicuramente, ravvicinata a me da un debito di gratitudine, aveva sentito compassione di me. Il destino l’aveva condotta fin là, ed ella aveva accettato di grand’animo i suoi decreti. Gratitudine, pietà, non son queste le sorelle precorritrici d’amore?

Ma chi era ella dunque? Da quali indizii argomentare la sua condizione? Ai modi eletti e alla ingenita alterezza che governava ogni suo atto, si sarebbe potuto crederla una principessa senz’altro. Ma come si era trovata a viaggiare così, senza l’utile codazzo di un