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tra le gambe. Io dietro lui, facendo i passi alla bersagliera.

Così in brev’ora giungemmo alla Castellana. Io ripigliai la mia prima andatura a’ piedi dell’erta, per non arrivare affannato lassù, ed anche un pochino per raccapezzarmi, davanti a quelle novità che mi aspettavano. Cesarino era allegro e saltabellava davanti a me come un capriuolo; non c’era dunque a temer niente di male.

E tuttavia non fu senza un gran batticuore che arrivai sulla spianata, davanti al palazzo, e vidi illuminato il vestibolo, insieme colle finestre del pianterreno. Era quello il palazzo che io avevo veduto chiuso, due giorni addietro, e deserto?

Repressi un grido che già mi rompeva dal petto, e affrettai il passo in mezzo alle aiuole. In due salti fui sotto l’atrio, davanti alla luce del portone spalancato.