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dirgli che, se egli aveva avuto venti lire per tacere, dieci di più facevano trenta, per le quali avrebbe potuto parlare. Mi trattenni, temendo di guastargli la coscienza, pel giorno che egli diventasse elettore e fosse pigliato in mezzo da due candidati.

— Cesarino, — mi contentai di dirgli, — tu sei cattivo, e mostri di non volermi bene. —

Il rimprovero potè su quell’anima innocente assai più dell’ingoffo.

— Oh, signore! — esclamò egli tutto confuso. — Venite, è un’improvvisata che vi si vuol fare.... —

E voleva dire di più; ma io gli diedi sulla voce. Il cuore mi si era rallegrato.

— Se è una improvvisata, non la guastiamo. Corri, piuttosto; io ti seguo. —

Il ragazzo non se lo fece dire due volte, e lesto come uno scoiattolo si messe la via