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dante provvigione d’acqua di Felsina, per recare alla Gioiosa un ricordo ed insieme una testimonianza del mio viaggio; e pensavo, con quell’involto tra mani, a quel personaggio della favola, a cui la bella figliuola del re aveva commesso di portarle un’ampollina d’acqua, attinta alla fontana di Giovinezza. Io, a dir vero, non avevo dovuto combattere a corpo a corpo con nessun drago custode; che anzi, il signor Bortolotti, padrone della fontana miracolosa, mi aveva sorriso garbatamente, servendomi a prezzo fermo. Ma l’acqua di giovinezza non era già nelle ampolle, bensì nel mio cuore, e dava bollori d’impazienza che nulla più.

Finalmente, il convoglio si mosse di là. Io tentai di leggere, e scorsi ad uno ad uno tutti i giornali, comperati poc’anzi nella stazione, ma senza spiccicarne un bel nulla. Il mio spirito non voleva saperne di dar retta