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con una ranocchia scorticata davanti a cui egli accostava i capi di un arco metallico. Riconobbi il Galvani e pensai all’elettricità. Ne avevo tanta io in tutte le fibre, che per un pezzo non potei chiuder occhio. E addormentatomi finalmente, non la durai molto col sonno, perchè alle sei del mattino ero già in piedi, preparato ad uscire.

— Ah! finalmente quest’oggi ritornerò a Grottamare! — esclamai, mettendo più liberamente il respiro.

E fu questo il saluto che diedi a Bologna. Non se l’abbia a male la dotta e bella città. Gl’innamorati hanno un certo modo di vedere e di ragionare, che guai a loro, se la gente assennata li tenesse mallevadori di ciò che dicono, e fanno.

Uscii, per ingannare il tempo e la mia impazienza. L’albergo, che avevo confusamente veduto nella notte, era bello e bene