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mi sarebbe parso una profanazione. Certamente, lo starmene così in gota contegna, cogli occhi in aria, non era la più agevole cosa del mondo; ridevo anche dentro di me di quel matto capriccio; pure, ci mettevo della superstizione a vincere il punto. E quantunque fosse difficile, fatto sta che smontammo tutti a Bologna, senza che io avessi veduto il suo volto.
Giunto finalmente alla meta, avevo cavato fuori la busta misteriosa. Ecco qua, pensavo; in questo involto di carta c’è il segreto della mia bellissima viaggiatrice. Il suo nome, che non ho ancora ardito domandarle, il suo casato, la patria, tutte le fila che mi possono condurre attraverso il piccolo mondo in cui ella vive, sono oggi in mia mano. Sta bene che son gentiluomo e non aprirò queste lettere; ma un’occhiata alla soprascritta, un’occhiata sola a caso, che forse mi ci cascherà