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Era lungo, il viaggio; nè io lo farò più lungo, narrando tutte le fantasticherie del mio spirito irrequieto, i lunghi soliloqui in cui mi foggiavo a mia posta il futuro, gli spasimi atroci dell’impazienza, che a volte mi assalivano, o l’acconciarmi, che tratto tratto facevo, alla necessità inesorabile. Tutte le grandi vigilie sono a un dipresso così.

Racconterò solamente una mia ragazzata. A Falconara entrò nel mio scompartimento, insieme con altri viaggiatori, una signora anconitana (che tale almeno mi parve all’accento), e proseguì anch’essa il viaggio sino a Bologna. Le cure, le attenzioni, i riguardi, ond’era fatta argomento, me la dicevano bella; ma io non la guardai punto, neanche alla sfuggita, come avrebbe potuto intervenire a chicchessia. Avevo sempre negli occhi la mia bella compagna lontana, e il guardare quell’altra là, seduta quasi dirimpetto a me,