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salvastrella e d’altre erbacce aromatiche, le quali io conoscevo da bambino, e che, col ritorno delle note fragranze, mi rifacevano bambino. Un molesto zufolamento mi veniva crescendo d’attorno. L’esercito volante delle zanzare mi aveva fiutato da lontano, e que’ voraci scorridori calavano a sciami, colle loro trombe filiformi, a suggermi il sangue. Parevano chiamarsi a vicenda, e giù, in ordine sparso, si gittavano su me. Giacobbe, nel suo sogno di Betel, non aveva veduto sicuramente tanti angioli scendere e salire per la mistica scala, quante io sentii zanzare ronzarmi all’orecchio. E tuttavia, non diedi nei lumi. Quella musica mi pareva di trionfo, e perdonavo a quei predatori notturni se nel mio sangue avevano odorato qualche goccia di nettare. Non lo sentivo io forse ancora alle labbra?

Ben mi scherniva il grillo canterino, ap-