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IX.

Letto solitario sul verde, di rincontro alla proda d’un campo, col suo sopraccielo azzurro, tutto seminato di stelle; io lo ricordo ancora, non lo dimenticherò mai fino a tanto ch’io viva. Non era, a dir vero, il più soffice che io potessi desiderare, no, certo; metteva fuori certi fuscelli di stoppia, che mi punzecchiavano le reni e le spalle, di guisa che dovevo ad ogni tratto dar volta, per cangiar di dolore. Ma tra quell’erbe falciate, molte aveano rimessi i germogli, e di qua e di là mi giungeva alle nari un grato effluvio di