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tervalli, e quasi a stornare dall’invito del rapace la credula famiglia dei pennuti, un rosignuolo trillava la sua meravigliosa canzone. E il cielo splendeva amoroso; il mare commosso palpitava sotto quel nembo di luce; la brezza alitava di ramo in ramo, portando a noi le soavi fragranze dei fiori. Bella e santa natura, come sei grande quando regni tu sola, quando tacciono, interrotte dal sonno, le vanità, le ambizioni e le bizze degli uomini!

Da quella scena mirabile io ritraevo gli occhi a guardare, mutando incantesimo, il viso della mia bella compagna. Mai ninfa dei boschi apparve più leggiadra, nella valle di Tempe, sotto il tacito raggio di Cinzia, alla innamorata fantasia degli Elleni. Quel mite chiarore di cielo non spegneva già le rose del volto, nè il corallo delle labbra, o l’ebano delle morbide chiome, ma tutta la faceva risplendere del tremolo color delle perle.