soffitte, che n’erano quasi nascoste a chi lo avesse veduto un po’ da lontano. La facciata era semplice e sarebbe parsa molto povera a cui piacciono i marmi, gli ornati, i colori; essa infatti non metteva in mostra che l’uniforme e pallida arricciatura dell’intonaco. Senonchè, le davano risalto le forme severe del complesso, l’ampiezza delle finestre, le persiane ritinte di fresco, e finalmente un atrio davanti al portone, specie di loggia sorretta da due colonne, che faceva arco sull’ingresso, e terrazzo ad una finestra del primo piano. Era all’aspetto un assai nobile edifizio, e quella sua tinta bigia di calce e di rena impastate si accordava benissimo col verde dei prati e col grigio delle balze vicine. Piantato lassù, il palazzo dei conti Maggi aveva l’aria d’un di que’ manieri, in cui si ritraevano a passar gli ultimi anni di una torbida vita que’ signorotti e capitani di ven-