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mente libera e fresca, e ci fa spaziare ad occhi aperti e con piena coscienza di noi medesimi, nella vaporosa regione dei sogni.

Dolci ore passate alla mensa campestre, consolate dai tiepidi effluvii della rigogliosa natura, avvivate dai sorrisi della fiorente bellezza! Come valgono a rinfrancare lo spirito! E come si ricordano volentieri, come si richiamano in buon punto, sprazzi di luce, lembi sereni del cielo, in mezzo alle torbide cure, ai molesti sopraccapi ond’è nera la vita!

L’ingegno più tormentato del mondo, così tormentato che gli parve d’averne la testa intronata fino a tanto che visse, Gian Giacomo Rousseau, dico, derivò da simiglianti ricordi la più bella pagina delle sue Confessioni dolorosamente immortali. La rammento volentieri, anche a costo di far impallidire la povertà de’ miei colori. Per me, non c’è niente di più grato, si pensi, o scriva, che ricor-