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della brezza; sorridevano le vispe lucertole, guizzando tra lo sterpame e ammiccando dal rotto dei sassi; sorrideva ogni cosa, perchè io colorivo della mia allegrezza tutto ciò che vedevo. Ogni pittore ha la sua tinta favorita negli occhi, che gli s’infiltra naturalmente dovunque; la mia tinta era la gioia, e si stemperava in sorrisi.
Anche la mia compagna sentiva come a dir l’influenza, il fascino, l’attrazione simpatica dei miei entusiasmi. Ella appariva più svelta nel portamento, più franca nel conversare, meno armata d’ironie, di reticenze, di gretole, e a farla breve, di tutti que’ viluppi cinesi con cui sogliono bastionarsi le donne contro di noi. E di ciò le fui grato. Se la dimostrazione non avesse saputo d’impertinenza, l’avrei in quel punto abbracciata. Per altro, il mio braccio sinistro, essendo ella venuta ad appoggiarmisi da quel lato,