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tutti i diavoli. La mia compagna di viaggio mi chetò con un gesto.
— Non sareste un buon giudice istruttore; — mi notò ella brevemente.
— Ve l’ho già detto, signora; con gli uomini non me la faccio.
— Andiamo, proverò io; — soggiunse ella volgendosi al ragazzo; — come ti chiami?
— Cesarino.
— È un bel nome. Dovevo immaginarmelo che ti chiamavi così, con quegli occhi accorti che hai.
— Adulatrice! — diss’io, a mezza voce, come un personaggio da tragedia.
Il ragazzo, intanto, faceva bocca da ridere; gradiva il lustro, come un potente della terra. La signora, che m’aveva udito, alzò scherzosamente le spalle, come per dirmi: zitto là, voi buono a nulla. E proseguì, volgendo il discorso al ragazzo: