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ciò che avvenne di me in poco più d’un minuto. Ma così accade di tutte le battaglie dello spirito, che stringono in poco spazio la materia d’un poema. Io tante cose vedevo e sentivo dentro di me, che quasi nulla mi era dato sentire o vedere di fuori. Ricordo confusamente che c’era del moto intorno a me; segno che qualcun altro scendeva a Grottamare. E ciò s’intendeva. Anche il mio avversario doveva far sosta in quel luogo. Ricordo altresì che nella furia offersi il mio biglietto al capostazione; il quale si trasse indietro con aria d’aversene a male, ma poi, veduto forse il mio turbamento, o pigliatomi per uomo non bene in cervello, mi indicò gravemente il guardiano, deputato all’ufficio di portinaio. Io feci il gesto di chi tardi s’avvede, e proseguii verso il cancello.

Ora, mentre io stavo per giunger colà, una voce argentina mi suonò improvvisa da tergo.